SPYS4DARWIN – MICROFISH

PIED VIPER RECORDS– 200

UNA BOTTA E VIA

A Seattle, per chi c’è stato, il sole è sempre un’incognita. La pioggia accompagna le giornate dei suoi abitanti e questo rende l’idea di come difficilmente buonumore e gioia di vivere vadano a braccetto nella città della west coast. Alla fine del secolo, in un pessimismo quasi cosmico, ci sono alcuni musicisti alla ricerca di sé stessi. Anzi, probabilmente, sono alla ricerca di un minimo di tranquillità e di ritrovare la gioia dei giorni andati.

Chris DeGarmo è noto per essere un chitarrista magnifico di una band strepitosa come i Queensryche. Chi conosce il metal sa benissimo che i Ryche hanno messo a segno una serie di album pazzeschi, come Operation Mindcrime, Empire e Promise Land che hanno fatto la fortuna del genere ed hanno dato una credibilità unica a Geoff Tate e soci. Qualcosa, però, ha incominciato a scricchiolare, quando proprio DeGarmo ha voluto dare un suo imprinting pesante al disco successivo a Promise Land, ovvero Hear In The Now Frontier. Andare a suonare grunge, ormai fuori tempo massimo, è sembrato un affronto fatto ai vecchi fan della band, ma anche a coloro che sono cresciuti a pane e Nirvana

In pratica, aver partorito un album fatto di buone canzoni, ma ormai lontano dai tempi, non è parsa una buona idea, tanto che lo scarabocchio dato alle stampe ha aumentato la crisi tra DeGarmo e il resto della band. Inevitabile, dunque, il divorzio con il chitarrista fuori dal gruppo con tanto di saluti del dispotico Geoff Tate, uno che con la sua ugola può cantare qualsiasi cosa. A questo punto il chitarrista ha deciso di dedicarsi agli aerei e nel tempo libero ha cercato di mantenersi vivo con la sua chitarra dando una mano ad un altro uomo in crisi, Jerry Cantrell.

Gli Alice In Chains sono fermi da anni per i noti problemi di Layne Staley e quindi l’uomo di Takoma ha cercato di tenere impegnato il suo tempo, mettendo insieme un pugno di canzoni che avrebbero poi fatto parte di Boggy Depot, una piccola gemma, impreziosita dalla presenza di ospiti d’eccezione come Norwood Fisher, Rex Brown e Les Claypool (mi sembra inutile dire chi sono e con chi hanno suonato). A quel punto Cantrell ha preso la palla al balzo e ha chiesto all’amico di accompagnarlo, nei limiti del possibile, in tour per promuovere il proprio lavoro.

In questa band improvvisata ecco che trova spazio un altro deluso dalla vita, al secolo Sean Kinney, che rimane indispensabile per Cantrell. Kinney e DeGarmo fanno amicizia e l’acquolina, come si è soliti dire in questi casi, vien mangiando. I due si trovano bene e iniziano a jammare, probabilmente, senza chiedersi il perché.

Le cose procedono e allora a Kinney viene in mente di contattare il suo amico Mike Inez, chiedendogli se si vuole unire a loro. L’ex bassista di Ozzy non se lo fa ripetere due volte e prende il primo aereo per Seattle raggiungendo i due. Manca un ultimo tassello, ovvero un cantante che possa avere una timbrica molto nord west coast

Chiamare un nome famoso darebbe troppo clamore a un esperimento che non vuole avere troppe pretese e farebbe aumentare aspettative che, sinceramente, non esistono. Si arriva, dopo una lista di nomi, a reclutare Vin Domboski, leader degli Sponge, combo di Detroit che in quegli anni si sta facendo rispettare e che ha all’attivo tre album buoni, tra cui l’ambizioso Wax Exstatic.

Il quartetto è fatto e si rinchiude per una settimana nei Binge Studios. Bisogna darsi un nome e i musicisti scelgono di chiamarsi Spys4darwin in onore di un signore (Darwin, appunto) che gironzolava giorno e notte davanti agli studi di registrazione. Passata una settimana, la band ha pronte sei canzoni a cui contribuiscono indistintamente tutti. Bisogna immediatamente dire, a scanso di equivoci, che di grunge in questo EP, che prenderà il nome di Microfish, non vi è nulla.

Il sound è molto più vicino ai Queensryche di Promise Land che agli Alice in Chains di Dirt. Ci sono esempi di rock classico, ma non aggressivo, rappresentati da Dashboard Jesus e Chain e che fanno capire come la classe sia rimasta intatta, soprattutto nell’approccio compositivo di un DeGarmo che rimane un signor chitarrista. Domboski si cala benissimo nella parte del cantante tipico di Seattle e lo stesso fa la storica coppia ritmica che è sempre solida e consolidata.

Anche Submission In Love e Insomnia Station sono piccoli affreschi di un rock calmo e poco incline a fasi depressive o senza via d’uscita. C’è la sensazione che il gruppo non voglia accelerare sul pedale, ma che cerchi di trasmettersi e regalarsi un pochino di tranquillità, visto i momenti particolari che ognuno di loro sta passando.

Quando esce questo EP, attualmente di non facile reperibilità, non vi è un grande battage pubblicitario. Non è un caso che questa formazione si esibirà una sola volta dal vivo in un festival chiamato KNDD’S ENDFEST (con Krist Novoselic che gli farà da autista) e poi svanirà nel nulla, sebbene ci siano le basi per poter realizzare un vero e proprio album.

La morte di Layne Staley avvenuta nel 2002, la voglia di allontanarsi dalle scene di DeGarmo e il ritorno di Dumboski nei suoi amati Sponge porteranno questo progetto a sciogliersi come neve al sole e non sapremo mai cosa sarebbe potuto succedere se i quattro avessero continuato a suonare insieme. Domanda a cui ancora oggi non si è in grado di dare una risposta.

Francesco Brunale

Francesco Andrea Brunale è nato a Roma il 04 marzo (come Lucio Dalla) 1975. Risiede da anni a Campobasso e nella vita di tutti i giorni svolge la sua professione di avvocato. È anche giornalista pubblicista ed ha una passione sconsiderata per il Napoli Calcio, l’AFC Wimbledon, il Campobasso, l’Olimpia Milano, i Los Angeles Lakers e soprattutto per la musica rock. Collabora da anni con i siti... Leggi di più

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